Restauro

Alcuni tra i più recenti cantieri di restauro dove la ditta ha operato, sia in appalto diretto che in subappalto, negli ultimi anni.
Nel rispetto dei proprietari, in questa sezione non sono rappresentate le commesse per opere private.

2023
Primo settore dello scalone d’onore di Palazzo Reale a Torino

Restauro del monumento equestre a Vittorio Amedeo I e della sua nicchia in stucco, delle sculture di Andrea Provana di Leyni, del Principe Eugenio di Savoia e di tutto l’apparato marmoreo del primo settore dello scalone.

Committente: Musei Reali di Torino
Finanziamento: SPEA
RUP: Dott.ssa Tiziana Sandri
Ditta appaltatrice: Carlone Allegra
Direttore tecnico: Dott.ssa Allegra Carlone
Subappalti: Aretè di Spoladore Alessia, Carolina Tamagnone Restauro
Op. provvisionali: Nuova L.T. di Giuseppe Lorusso

Il monumento equestre è attribuito agli scultori Andrea Rivalto (pietra) e Federico Vanelli (bronzo), che lo eseguirono dopo il 1619. Fonte di ispirazione fu un modellino richiesto al più noto Pietro Tacca per volontà di Carlo Emanuele I, avendo però come soggetto Emanuele Filiberto, di cui il figlio voleva celebrare la memoria. Il modello sorprese e fu apprezzato dalla committenza, poiché si presentava il cavallo sollevato sulle gambe posteriori, un’immagine nuova e, soprattutto, ardita in scultura. La posa dell’animale impennato, di gusto ormai barocco, fu richiesta anche per l’opera eseguita a Torino, mentre il tema dei prigioni inginocchiati al di sotto degli zoccoli del cavallo richiamava, ad evidenza, modelli manieristi cinquecenteschi.  La statua fu allestita definitivamente in una nicchia nello scalone d’onore di Palazzo Reale nel 1663. Le carte restituiscono che si scelse in questa fase di adattare le mani e la testa di bronzo con la fisionomia di Vittorio Amedeo I.  Il cambiamento iconografico induce a ipotizzare che l’intervento, patrocinato dal duca Carlo Emanuele II, fosse volto a commemorare il genitore, prematuramente scomparso nel 1637. L’attuale assetto dello scalone monumentale di accesso al piano nobile del Palazzo Reale di Torino si deve al progetto di Domenico Ferri, regio pittore e decoratore e all’architetto dell’Ufficio Tecnico del Ministero della Real Casa, Pietro Foglietti, su commissione di Vittorio Emanuele II, ormai prossimo a divenire re d’Italia. L’incarico per la progettazione di questo importante ambiente di rappresentanza fu conferito a Ferri nel 1857. Il professionista ideò un percorso celebrativo dinastico e insieme evocativo della storia d’Italia e della sua imminente e poi recente unificazione, dovendo combinare modalità diverse di decorazione, pittorica e scultorea, con particolare attenzione anche al contenimento degli aspetti economici. Il monumento, policromo e polimaterico, è l’unico precedente all’allestimento degli anni Sessanta dell’Ottocento dello Scalone d’Onore. Non solo fu inglobato nel progetto di Ferri, ma forse ispirò l’interno piano di statuaria di questo ambiente di rappresentanza (da Scheda MRT, Laura Facchin).

Il restauro in corso ha lo scopo di liberare le superfici dai depositi e dalle patine che alterano cromaticamente l’opera lapidea, restituendo leggibilità alle policromie dei marmi. Contestualmente, si intende risolvere i fenomeni di efflorescienza salina degli stucchi della nicchia e la decoesione delle malte. I numerosi strati di ridupintura, che oggi rendono i bassolilievi ottusi, saranno rimossi riportando alla luce le superfici originali realizzate con la tecnica del marmorino: uno stucco estremamente liscio e pregiato, di nobile fattura e caratteristico del suo tempo.

Immagini, video e curiosità sui lavori in corso sono visibili sui social network di carlone.allegra.restauro.bc e museirealitorino.


2022
Villino d’accesso e cinta esterna di Villa Chiesa a Torino, oggi Clinica Fornaca di Sessant

Restauro delle facciate esterne del villino: intonaci, pietre e stampi in cemento e della cinta esterna in ferro battuto

Committente: Ecas s.p.a., Clinica Fornaca di Sessant
Finanziamento: Privato
Direzione Lavori: Arch. Danilo Ferrero
Ditta appaltatrice: Koinè s.c.r.l.
Direttore tecnico: Dott.ssa Allegra Carlone
Restauratori: Allegra Carlone, Alessia Spoladore
Tecnici del restauro: Mattia Monego, Margherita Scandolera
Operatori edili: Ion Calin, Robert Damian Ionut Calin
Op. provvisionali: Nuova L.T.

Michele Chiesa, proprietario dell’omonima villa costruita negli anni ’80 del XIX sec e oggi Clinica Fornaca di Sessant, fu uno dei maggiori industriali del Piemonte, un potente banchiere, altamente stimato nella nostra città, fu consigliere nella sede torinese della Banca nazionale italiana ed ebbe importanti cariche anche nel comune di Rivarolo Canavese e San Giorgio Canavese, dove fondò le Società anonime della manifattura (1867). 

Il 14 giugno del 1900 fu nominato Senatore del Regno. Fu uomo benefico e lo manifestano le sue cospicue disposizioni testamentarie nei confronti del comune di San Giorgio Canavese, per l’erezione di un’ospedale per i poveri, e dell’Ordine Mauriziano. 

L’elegante Villa Chiesa si va ad inserire quale esempio di architettura eclettica nell’ambito europeo e testimonia un’importante apporto del gusto eclettico tedesco in Torino: il disegno della villa, datato 22 febbraio 1877 riporta infatti le firme dell’ing. Ludwig Neher, per lo studio di Carlo Jonas Mylius e Alfred Friedrich Bluntschli. 

Solo successivamente furono edificati il “casotto del portinaio e la cinta esterna”.

Il villino, realizzato su progetto del 1890 dell’illustre architetto torinese Carlo Ceppi, è un piccolo ma squisito edificio in stile eclettico.

Le sue decorazioni delineano infatti un’elegante commistione di motivi rinascimentali e di suggestioni pittoresche tardomedievaleggianti: mascheroni e fasce geometriche incorniciano composizioni floreali in cornucopie, vasi e nastri svolazzanti e, a carico del dipinto centrale, lo scudo riportante le iniziali del senatore “MC”.

La realizzazione del cancello di ingresso alla villa fu affidata nuovamente ad un grande nome torinese nella lavorazione artistica del ferro battuto: Giuseppe Pichetto senior (1859- 1922). Le sue maestranze erano richieste da architetti quali l’Antonelli e il Caselli, e da importanti altre committenze che lo portarono a lavorare in molteplici palazzi a Torino, e in Piemonte per giungere fino alla corte di Costantinopoli. 

I lavori di restauro hanno permesso un ulteriore e più approfondito studio delle tecniche artistiche adottate. Le decorazioni degli intonaci non sono dei semplici ornati pittorici, ma bensì sono realizzare con la tecnica del graffito (o sgraffito), che implica la realizzazione di un sottile strato di finitura ad intonaco colorata in pasta – di tono bruno in questo caso – poi dipinto di giallo. L’intonaco così dipinto veniva quindi inciso con una punta, rimuovendo lungo le incisioni il colore giallo e scoprendone il bruno dell’intonaco. In questo modo si faceva emergere la decorazione. 

La campagna stratigrafica che è stata svolta preliminarmente alle operazioni di restauro ha rivelato che purtroppo gli intonaci hanno subito in passato cadute di colore e intonaco, riprese da manutenzioni più recenti. La nostra fortuna è che chi ha operato prima di noi già si rese conto del pregio, della grazia delle decorazioni e della rarità della tecnica e ha pertanto sempre riproposto colori simili all’originale, seppur coprendo in parte le antiche incisioni.

Il nostro intento è quindi di preservare quanto presente ad oggi, accordare i diversi livelli presenti, le alterazioni e le discromie dovute anche alle differenti esposizioni delle facciate alla luce solare e di restituire leggibilità alle decorazioni a graffito.

Un’ulteriore meraviglioso artificium è stato scoperto nel registro superiore e nei finti bugnati di due lati: ciò che a primo acchito ci appariva come pietra arenaria grigia (la stessa impiegata nelle colonne, lesene, cornici e capitelli), da un’osservazione più ravvicinata si è rivelata essere una malta cementizia. La fattura di questi elementi: i finti bugnati, gli archi e le lesene dell’ordine superiore, è tale da riuscire a imitare perfettamente le tecniche scultoree della pietra come la bocciardatura e la levigatura a scalpello. Se però da un lato le malte cementizie hanno resistito meglio della pietra alla dissoluzione causata dalle piogge acide, dall’altro si sono più facilmente alterate cromaticamente. Siamo giunti alla conclusione che originariamente potessero aver applicato un protettivo organico – come un olio – per saturare la superficie del cemento e imitare ancor meglio la pietra. Ad oggi sono infatti presenti delle alterazioni giallastre irremovibili, probabilmente ossalati di calcio: ovvero patine formatesi per cristallizzazione superficiale di sali di calcio e composti organici.

Già nei più antichi interventi manutentivi, fu tentato di mascherare queste discromie ridipingendo completamente queste parti. Noi ipotizziamo – perchè di questo non si può aver certezza – che le manutenzioni più recenti avessero scambianto queste patine come il residuo di una coloritura originale e quindi applicata una velatura gialla su tutte le superfici in cemento e in pietra. Si esclude però che questa fosse la composizione originale, anche osservando le foto storiche, che mostrano uno stacco evidente fra pietre ed intonaci.

Il nostro intervento in queste parti è rivolto alla rimozione di tutte le ridipinture acriliche che rendevano le superfici opache e ottuse e il consolidamento del cemento e della pietra, che in particolar modo è soggetta a fenomeni di decoesione ed erosione. Si utilizza un consolidante inorganico di nuova generazione, compatibile chimicamente col substrato e non soggetto ad alterazioni nel tempo. Le stuccature e le alterazioni cromatiche saranno ritoccate puntualmente con colori che formuliamo sul posto, sempre a base di leganti inorganici e stabili nel tempo.


2021
Canonica di Santa Maria di Vezzolano, Albugnano (AT)

Messa in sicurezza e manutenzione straordinaria della facciata scolpita

Committente: Polo Museale del Piemonte
Finanziamento: Ministeriale
Direzione Lavori: Dott. Giuseppe Milazzo
Direzione Operativa: Dott.ssa Giulia Comello
Alta sorveglianza: Arch. Francesca Filippi, Dott.ssa Liliana Varela Rey
Direttore tecnico: Dott.ssa Allegra Carlone
Restauratori: Allegra Carlone, Alessandro Nuccio
Op. provvisionali: Nuova L.T.

L’intervento ha riguardato la sezione superiore della facciata occidentale, affetta da gravi fenomeni di fessurazione e distacco della pietra. Una preliminare fase di ricerca e test di diversi consolidanti inorganici ha portato alla scelta dei materiali utili a restituire solidità alle superfici senza alterarne l’aspetto e la traspirabilità. Le gravi fessurazioni dei cherubini in alto, che causavano continue cadute di materiali, anche importanti, nel tempo, sono state fermate mediante microponti in resina epossidica fibrorinforzata e quindi stuccate con malta di calce a perfetta imitazione dell’originale.
Un’importante fase ha riguardato la stesura di copertine in malta di cocciopesto sulle cornici in cotto, in grado di allontanare le acque meteoriche dai fenomeni di infiltrazione deleteri per la pietra arenaria che decora questo meraviglioso esempio di tardoromanico del XII secolo.


2021
Chiesa di S. Rocco e S. Sebastiano, Frabosa Soprana (CN)

Progettazione e restauro dell’altare marmoreo opera di Gio Battista Quadrone e degli intonaci decorati del presbiterio

Committente: Parrocchia di San Giovanni Battista, Frabosa Soprana
Finanziamento: CRT
Direttore lavori: Arch. Norberto Liprandi
Alta sorveglianza: Arch. Simona Borla, Dott. Massimiliano Caldera

Direttore tecnico: Dott.ssa Allegra Carlone
Tecnico del restauro: Guglielmo Lupino
Scalpellino: Ivano Ghiglia

Primo tassello per il recupero della chiesa centrale del paese, questo intervento ha voluto conservare gli intonaci del presbiterio, che soffrono di una forte infiltrazione d’acqua ed efflorescenze saline. Il loro degrado era tale da comprometterne fortemente la leggibilità e causare continue perdite di pellicola pittorica. Il restauro ha comportato una lunga e approfondita fase di estrazione salina, il consolidamento e la stuccatura degli intonaci, la ricostruzione delle cornici e modanature in stucco e anche la ricostruzione parziale di quelle parti decorate a trompe l’oeil che circondavano il magnifico altare.

L’altare rappresenta un ricchissimo esempio della tradizione scultorea del territorio: i marmi policromi, finemente intarsiati e scolpiti presentavano però pesanti accumuli di sporco e numerose lacune, abilmente reintegrate dallo scalpellino Ivano Ghiglia con marmi antichi locali, raccolti nei pressi delle vecchie cave ormai in disuso.


2020
Sculture di Eolo e Nettuno, Reale Castello di Racconigi  (CN)

Progettazione e restauro di due sculture in marmo bianco di Carrara, opera di Bernardo Falconi

Proprietà: Polo Museale del Piemonte
Finanziamento: Consulta di Torino
Alta sorveglianza: Dott. Giuseppe Milazzo
Direttore tecnico: Dott.ssa Allegra Carlone
Restauratori: Allegra Carlone, Alessandro Nuccio

Le sculture, provenienti dal sito della Fontana d’Ercole, sono state esposte alle intemperie per diversi anni presso il parco del Reale Castello di Racconigi e sono state oggetto di questo intervento in vista della loro musealizzazione presso i giardini della Reggia di Venaria Reale. Il restauro è consistito nella disinfestazione delle superfici, affette da un’estesa colonizzazione da parte di cianobatteri, che le annerivano sino a renderle illeggibili. Alla disinfestazione con biocidi e vapore ad alta pressione è seguita una fase di sbiancamento, in quanto la colonizzazione biologica sviluppatasi era anche di tipo endolitico: dove la trasparenza del marmo permetteva di vedere le colonie nere sotto la “pelle” della pietra, ma le normali tecniche per la loro asportazione risultavano inefficaci. E’ seguita un’importante fase di consolidamento con nanocalci: una sospensione inorganica di consolidante chimicamente affine all’originale e che, applicata a numerose riprese in concentrazione crescente, ha restituito compattezza alle superfici anche gravemente compromesse. 


2019-2020
Chiesa di S. Croce e S. Bernardino, Cavallermaggiore (CN)

Vicedirezione del cantiere di restauro della chiesa opera dell’architetto Francesco Gallo

Committente: Confraternita dei Battuti Bianchi di Cavallermaggiore
Finanziamento: CRT
Direttore lavori: Arch. Marialuce Reyneri
Direttore tecnico e appaltatore: Cesare Pagliero
Vicedirezione del cantiere: Dott.ssa Allegra Carlone
Restauratore: Dott.ssa Rosanna Gnoni
Tecnici del restauro: Alessandro Racca, Federica Turco

Il restauro, durato oltre un anno, si è rivolto alle superfici decorate dll’architettura interna: dalla pavimentazione al cornicione d’imposta della volta iclusi. Le pitture, eseguite secco o semifresco, sono un elegante esempio di arte barocca piemontese. nella riccha chiesa progettata dal giovane architetto Gallo. Il pregio di tutto l’edificio denota la ricchezza della committenza che, ponendo fiducia nel progetto originale, ha assicurato a Cavallermaggiore il primo esempio cunese di cupola ovale, al quale segue il più rinomato caso di Mondovì.

Benchè gli autori delle pitture murali siano ignoti: la loro abilità tecnica ha permesso di conservare egregiamente le pitture, danneggiate però dalle abrasioni umane e dai forti fenomeni di umidità di risalita.

L’intervento è stato preceduto da una fase di studio e installazione di inibitori di polarità: un sistema elettrofisico per l’allontanamento delle infiltrazioni acquose, con buoni risultati. Il restauro ha poi consentito di pulire tutte le superfici, estrarre le incrostazioni saline, stuccare e reintegrate le lacune della pellicola pittorica, riportando onore a questo piccolo gioiello barocco.

Pubblicazione: A. Giraudo, G. Mi lanesio, “La bellezza disvelata. Restauri nella Chiesa di Santa Croce e San Bernardino a Cavallermaggiore”, Confraternita di Santa Croce 2020


2019
Palazzo Ferrero, Biella (Piazzo)

Manutenzione straordinaria dei dipinti murali soggetti a fenomeni di infiltrazione

Proprietà: Comune di Biella
Committente: Miscele culturali
Finanziamento: Inner Wheel
Appaltatori: Allegra Carlone, Margherita Scandolera

L’intervento ha comportato il preconsolidamento delle scaglie di colore gravemente sollevate dai fenomeni di efflorescenza salina. Successivamente al trattamento di estazione salina, è stato eseguito il consolidamento vero e proprio e la reintegrazione pittorica ad acquerello delle lacune.


2018
Dipinti della Manica della Sindone, Palazzo Reale di Torino

Restauro dei dipinti a olio su tela e cornici in legno dorato:
Il Beato Amedeo fa l’elemosina ai poveri , Camillo Pucci 1842;
Guglielmo Embriaco alla presa di Cesarea vi conquista il Sacro Catino, Vincenzo Rasori (1793-1863);
Il Lutto del Piemonte, Gaetano Ferri 1855.

Committente: Musei Reali
Alta sorveglianza: Dott. Franco Gualano, Dott.ssa Lorenza Santa
Impresa appaltatrice: Koiné s.c.o.o.p.
Direttore tecnico: Anna Luisa Gabino
Restauratore: Allegra Carlone

L’intervento di manutenzione straordinaria, su questi dipinti di grande formato che celebrano le vicende della casata savoiarda, ha comportato una fase di pulitura controllata per rimuovere i residui di nerofumo del grande incendio della cappella della sindone e assottigliare gradualmente l’antica vernice ingiallita. Sul dipinto del Rasori, più recentemente restaurato, sono stati invece revisionati i ritocchi pittorici sia nelle cromie ormai alterate che nel trattamento materico superficiale. Le cornici, una volta liberate dagli spessi accumuli e strati di porporina, sono state stuccate e reintegrate cromaticamente.

Appena in tempo per l’inaugurazione della cappella della Sindone!


2017
Appartamenti del Re, Palazzina di caccia di Stupinigi

Restauro degli apparati decorativi in legno dipinto opera del Bonzanigo

Proprietà: Ordine mauriziano
Finanziamento: Consulta di Torino
Appaltatore: Rinetti Barbara
Tipologia di contratto: subappalto

Dopo l’esperienza del restauro degli appartamenti della regina (lavoro svolto l’anno precedente per la ditta Galileo Persano e Thierry Radelet), il restauro dei magnifici appartamenti del re ha comportato la pulitura, il consolidamento e l’integrazione pittorica delle boiserie e porte dipinte e alla reintegrazione delle ricchissime dorature a foglia.